L'antiquarium:

storia e consistenza della collezione

caratteristiche formali della disposizione dei reperti

 

Storia e consistenza della collezione

di Raffaele Pugliese

Antonio Muñoz durante i lavori di restauro rinvenne una consistente quantità di materiale lapideo (prevalentemente epigrafi, frammenti scultorei e architettonici), che collocò nel chiostro secondo una precisa scelta filologica e museale. Questa sistemazione per quanto non corrisponda alle odierne metodiche museali e conservative, ha un suo valore in quanto testimonianza di una fase ben precisa di vita del complesso, che va studiata e conservata nella sua integrità poiché anch'essa è storia vissuta dell'edificio.

.La disposizione tenne presente le differenze tra la tipologia dei reperti e la loro cronologia. In base a questa scelta lungo la parete est e in parte quella ovest furono collocate le epigrafi funerarie cristiane, portate via dagli antichi cimiteri suburbani e utilizzate come materiale edilizio nell'alto medioevo. Invece il materiale romano prevalentemente di età medio e tarda imperiale, sia epigrafico sia decorativo venne posto lungo le restanti pareti e in prevalenza su quelle ovest e nord. Su quest'ultima nell'estremità ovest spicca una serie di tegole con bolli epigrafici rinvenute durante i lavori di ripristino dei tetti, testimonianza del riutilizzo dei laterizi per un ampio arco di tempo. Infine sul lato sud in particolare evidenza furono disposti frammenti lapidei relativi all'arredo della basilica nell'età carolingia. Tuttavia questa disposizione presenta anche delle smagliature legate o allo spazio a disposizione o alla grandezza e quantità dei materiali: infatti alcuni reperti medievali, quali due lastre marmoree con decorazione musiva cosmatesca o una pregevole lastra tombale trecentesca, trovarono collocazione le prime nella parete ovest e la seconda in quella nord.

Il materiale esposto per qualità e valore documentale è di notevole interesse, anche se spesso decontestualizzato. Tra le epigrafi spicca per importanza storica il frammento di un carme damasiano in splendida scrittura detta filocaliana. Questo fu composto da papa Damaso (366-84), profondo cultore dei martiri romani, in onore dei santi Pietro e Marcellino e inciso dal lapicida Filocalo in una grafia di grande eleganza e classicità (fig. 1). Il frammento si trovava nella catacomba dedicata agli stessi santi sulla via Labicana e dovette giungere nella basilica celimontana nell'alto medioevo, forse in seguito alla traslazione dei corpi dei santi Quattro Coronati ad opera di Papa Leone IV (847-55), dal medesimo cimitero.

Più variegato, ma sempre pregiato, il repertorio di età romana, tra i quali due fregi marmorei con rigogliosi e turgidi tralci vegetali nei quali si muovono putti e animali, di età medio imperiale, oppure alcuni frammenti di sarcofagi a temi pastorale o filosofico, databili tra la seconda metà del III secolo d.C. e il successivo. Interessante è la fronte di sarcofago sul lato ovest con immagine di fanciullo, oltre che per la morbida esecuzione, anche per il fatto che si tratta di un volto rilavorato su di uno precedente, di adulto appena sbozzato, testimonianza del fatto che questi manufatti venivano prodotti in serie e poi adattati al singolo caso (fig. 2).

Importanti perché provano la ricchezza e la preziosità dei lavori intrapresi in età carolingia per abbellire la zona presbiteriale, sono varie lastre di pluteo (fig. 3) e numerosi pilastrini di recinzione in marmo nei quali si svolgono in una elaborata e serrata trama ornamentale motivi decorativi tipici della scultura altomedievale romana: nastri di tessuto, rosette, uccelli, fiori e motivi vegetali.

 

Caratteristiche formali della disposizione dei reperti

a cura di Monica Morbidelli

La disposizione dei reperti archeologici sulle pareti del chiostro, ad opera di Muñoz, è ispirata anche a criteri estetici; vi si ritrova una ripetizione di composizioni misurate, nelle quali i pezzi vengono collocati nel rispetto di principi di simmetria e di equilibri vuoto/pieno.

La valenza estetica della composizione è il probabile risultato di un attento studio e di scelte di gusto riconoscibili attraverso una adeguata valutazione ed analisi dei suoi principi organizzatori; il criterio naturalmente non è sempre lo stesso, ma cambia in funzione della dimensione e tipologia dei pezzi oltre che delle caratteristiche della superficie sulla quale vengono collocati.

In caso di superfici completamente libere si assiste in alcuni casi alla collocazione di pezzi di dimensioni simili su file parallele (fig. 4), in altri alla creazione di campi separati nei quali un gruppo di reperti fa corpo a sé e trova al suo interno una disposizione equilibrata (fig. 5). Anche la disposizione a file parallele trova sovente una alternanza di file a pezzi piccoli e file a pezzi grandi.

In caso di superfici ritmate da interruzioni verticali (colonne, porte...) l'equilibrio della composizione è assicurato all'interno della specchiatura da uno schema che si ripete quasi identico e nel quale la parte bassa è occupata da un reperto di grandi dimensioni collocato orizzontalmente (sarcofagi, plutei...) mentre nella parte alta trovano collocazione simmetrica un numero di tre reperti più piccoli; spesso per contrappunto viene interposto uno spazio maggiore tra i due livelli attraverso la collocazione di pezzi singoli centrali; in caso di superfici confinate ad un piccolo ambito si individuano raggruppamenti di pezzi molto piccoli e frammentati (fig. 6), oppure ricostruzioni di partiture architettoniche in cui elementi sconnessi ritrovano la corretta collocazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Fig. 1 - Frammento del carme scritto da Papa Damaso (366-84) in onore dei santi Marcellino e Pietro e apposto sulla loro tomba. Il creatore ed esecutore della particolarissima grafia è Furio Filocalo, amico intimo del pontefice.

 

Fig. 2 - Fronte di sarcofago a strigili con ritratto del giovane defunto dal morbido modellato e dallo sguardo trasognato, lontano ormai dalle sofferenze della vita (III sec. d.C.).

 

Fig. 3 - Fronte di altare (paliotto) in marmo caratterizzata da un elaborato e serrato gioco di intrecci aniconico, opera delle maestranze di Papa Leone IV (847-855).

 

Fig. 4 - Parete nord: esempio di disposizione per file parallele; collezione di tegole romane bollate e di bolli laterizi, in basso frammento di epigrafe rubricata.

 

Fig. 5 - Parete ovest: esempio di gruppo di reperti con disposizione simmetrica che ritma una parete o occupa una specchiatura confinata; fronte di sarcofago romano strigilato e tre frammenti di rilievi funerari intervallati da testina romana.