IL PROGETTO DI DEUMIDIFICAZIONE DEL CHIOSTRO

Dalle indagini condotte è emerso che i principali fenomeni di degrado del chiostro sono dovuti a un grave problema di umidità che interessa anche i corpi di fabbrica perimetrali.

In particolare i danni prodotti dall'umidità sono evidenti in tutta la zona meridionale del chiostro e sulla parete ovest del monastero che si affaccia su via dei Querceti, dove è presente una grande macchia di forma triangolare con vertice in corrispondenza della zona di incrocio dei fabbricati che delimitano il chiostro a sud e ovest.

La presenza di umidità nelle strutture ha determinato fenomeni di varia natura ed entità che vanno da alterazioni superficiali (caduta di pellicola pittorica, 'macchie', attacchi biologici...) a distacchi e caduta di materiali, in prevalenza intonaci, ma in alcuni casi anche elementi costitutivi delle strutture portanti (mattoni, tufelli...). Il livello di umidità determina anche uno stato malsano dei luoghi, nocivo tanto alle Monache che vi risiedono stabilmente, quanto ai visitatori.

L'umidità nel chiostro non è riconducibile a una sola causa, ma a un complesso eterogeneo di fattori, che hanno anche subito variazioni nel tempo. Alcune parti presentano tracce di un’umidità ‘storica’, come la macchia su via dei Querceti documentata dalle fotografie della seconda metà dell'800, o i danni sulle superfici intonacate del chiostro visibili nelle fotografie di Antonio Muñoz.

Almeno una parte dell'umidità attuale ha dunque delle origini abbastanza antiche. Va avvertito però che essa non è una caratteristica costitutiva del sito su cui fu edificato il chiostro. Il fenomeno, infatti, è stato determinato e acuito da trasformazioni caotiche e disorganiche succedutesi nel tempo, cui si sono aggiunte una cattiva progettazione e una non idonea manutenzione degli impianti moderni di adduzione e smaltimento delle acque.