Progetto di scavo

 
 

Le scelte progettuali complessive di restauro, comportano una programmata e puntuale campagna di scavo archeologico, in quanto le opere di sottofondazione e deumidificazione richiedono scavi, che potrebbero intaccare i depositi stratigrafici e archeologici sottostanti. La possibilità che si incontrino preesistenze e stratigrafie è certa come hanno dimostrato i sondaggi esplorativi condotti nella fase progettuale. Soprattutto nel giardino del chiostro e negli ambienti disposti sul lato ovest, potrebbero emergere delle strutture di importanza storica notevolissima. Nel primo caso si interviene in un’area particolarmente nevralgica in quanto è possibile la presenza di un più piccolo chiostro o di ambienti di servizio della basilica di IX secolo; nel secondo caso gli attuali ambienti monastici potrebbero insistere sui resti delle antiche celle altomedievali e medievali.

Lo scavo pur legato ad esigenze di cantiere, deve pertanto diventare strumento di conoscenza per ipotesi prospettate precedentemente, per verifiche storico-conoscitive, che a loro volta nel procedere dello scavo, possono influire, come una sorta di lavoro in progress, sulle stesse scelte progettuali e conservative.

La durata dello scavo è stata programmata in un periodo di sette mesi, durante i quali il lavoro sarà affidato un gruppo composto da tre archeologi con esperienza sia di scavo che di cantiere di restauro, ai quali spetterà l’indirizzo e il controllo delle ricerche, e che saranno affiancati da laureati o laureandi nella stessa disciplina, scelti dall’Università o da Scuole archeologiche straniere. Si prevede un gruppo formato di otto collaboratori oltre ai responsabili di scavo, impegnati per turni tra teoria e pratica di due mesi, ai quali competerà non solo lo scavo stratigrafico delle aree, ma anche la prima sistemazione dei materiali di scavo (lavaggio, siglaggio e classificazione) e la documentazione grafica e fotografica.

L’area di intervento interessa una superficie totale di circa 300 mq comprendente il giardino del chiostro, e gran parte degli ambienti perimetrali. Le condizioni stagionali determineranno se iniziare gli scavi dagli ambienti chiusi (preferibilmente in autunno-inverno) o dal giardino (primavera).

Per esigenze funzionali, logistiche e scientifiche, come lo spostamento dei materiali, o legate alla sicurezza e al personale del cantiere edilizio, si è optato per uno scavo per settori individuati dalla attuale divisione degli ambienti. Solo a settore ultimato e dopo la sua chiusura, si interverrà sul successivo; anche se non si esclude di lasciare aperte più aree contigue per brevi tempi per motivi conoscitivi o progettuali.

Lo scavo avverrà secondo le metodiche dell’archeologia stratigrafica: dopo la rimozione degli interventi contemporanei (pavimenti, tramezzi ed altro) col supporto degli operai, e che saranno comunque documentati, il lavoro procederà nell’individuazione delle singole Unità Stratigrafiche che formano la stratigrafia sottostante. Queste dopo la documentazione (piante di strato, sezioni e fotografie), verranno scavate con la trowel, provvedendo al recupero dei materiali antropici contenuti. Ciò non esclude che si possano impiegare altre metodiche, qualora si intervenga su depositi particolarmente consistenti (strati di livellamento o riempimento), adottando lo scavo delle terre con piccone e pala, solo però dopo aver operato su zone campione, onde poter stabilire come dato statistico, utilizzabile anche per altre esperienze, quanto vada perduto o meno di conoscenza.

Nel corso del lavoro si provvederà parallelamente allo scavo, alla sistemazione del materiale rinvenuto, impostando dopo il lavaggio e siglaggio, una prima divisione e classificazione del medesimo indispensabile per la successiva fase di studio. Il materiale verrà conservato in apposite contenitori depositati in ambienti idonei all’interno del complesso edilizio.

Si avrà cura anche di creare un archivio che contenga i campioni dei materiali rinvenuti nello scavo o appartenenti alle strutture verticali del complesso, quindi: intonaci, malte, ceramiche, mattoni e laterizi ecc., onde si possano confrontare con l’edito e il conservato in altri scavi urbani o utilizzare per indagini di tipo microscopiche, mineralogiche o chimiche, per stabilire ad esempio la composizione delle malte o la provenienza delle argille e quindi risalire ai centri di produzione delle ceramiche od altro.

Poiché nelle nuove ricerche e metodiche nel campo degli studi archeologici si va sempre più ampliando lo spettro conoscitivo, che non è solo limitato al deposito verticale (muri, strati, ecc.) e alla cultura materiale, ma anche ad una ricostruzione totale del microcosmo scavato, all’individuazione di una sua realtà "ecologica" nella quale hanno interagito sia l’uomo che l’ambiente (in tutte le sue componenti, inanimate e non), si è sentita l’esigenza di prevedere la collaborazione di altre figure scientifico-professionali: un antropologo, cui spetterà lo studio dei materiali ossei umani rinvenuti (che all’interno di una realtà monastica è altamente probabile), un archeozoologo per i materiali ossei animali, e un paleobotanico, per le ricerche ambientali da effettuarsi tramite analisi del terreno e flottazioni. In questo caso sarà possibile ricostruire i diversi habitat ambientali succedutisi nel tempo sul sito, la possibilità di coltivazioni di piante officinali da parte dei monaci o ricavare informazioni sugli usi della comunità religiosa, etc. Tali ricerche saranno supportate anche dalle analisi che si ritengono più appropriate quali chimiche, microscopiche, polliniche, etc.

Per le strutture edilizie che saranno scoperte nel corso degli scavi, verranno prese e progettate le opportune soluzioni atte alla loro documentazione e conservazione, non escludendo qualora l’importanza dei resti sia tale da determinarlo, modifiche progettuali in corso d’opera tese alla loro possibile fruizione o visione agli studiosi.

La stesura del matrix suddiviso in attività, fasi e periodi, accorpato ai risultati emersi dall’analisi della stratigrafia del costruito, rappresenterà la conclusione logica e coerente del lavoro svolto.

 

 

 

 

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Fig. 1 - Pianta di progetto delle aree di scavo.