LA COLLEZIONE ARCHEOLOGICA
 
 

 

Intervento

 
 

Sono stati individuati interventi differenziati a seconda delle diverse condizioni e collocazioni dei reperti.

Per la pulitura i test effettuati hanno confermato la validità dell'uso di impacchi con argille speciali che hanno come proprietà intrinseca la capacità di assorbire grosse quantità d'acqua, di cui riescono a sfruttare la capacità solvente ed emolliente. In particolare per i test è stata utilizzata la sepiolite, che grazie alla sua struttura molecolare riesce ad assorbire 1, 5 kg di acqua circa, per 1 kg di polvere, senza peraltro modificare il suo volume.

Le superfici lapidee oggetto dei test sono state preventivamente sgrassate allo scopo di renderle più permeabili; successivamente è stata applicata la sepiolite sciolta in acqua deionizzata per uno strato dello spessore di circa 2 cm. Considerata la differente consistenza dei depositi, è stato di volta in volta opportuno adottare tempi di applicazione differenziati dopo i quali si è provveduto ad un abbondante lavaggio. Nei casi in cui le croste nere si presentavano particolarmente spesse è stata necessaria una doppia applicazione dell'impacco e l’uso di spazzolini meccanici per la rimozione di depositi e concrezioni più tenaci (RA 191 e 195).

A causa dei tempi molto lunghi di applicazione degli impacchi, si rende necessario un preventivo trattamento di biocida, da effettuare qualche giorno prima dell’intervento allo scopo di evitare il risveglio di attacchi biologici, apparentemente sopiti.

Nel caso del chiostro questo tipo di pulitura pur ottimale trova difficile applicazione per i reperti fissati alle pareti dei corridori con malta gessosa. Il gesso, come è noto, presenta caratteristiche di notevole instabilità in presenza d’acqua e la pulitura con impacchi seguiti da un successivo lavaggio comporta che, anche facendo attenzione a sigillare i bordi intorno al reperto, l’acqua potrebbe raggiungere la malta gessosa, con conseguenze pregiudizievoli per la conservazione. La rimozione e sostituzione di tale malta, usata nel chiostro in maniera diffusa, comporterebbe anche la rimozione di un consistente numero di reperti, il che produrrebbe una violenta alterazione dell’attuale compagine, senz’altro da escludere sul piano dei generali principi di metodo adottati volti a garantire la salvaguardia dell’autenticità anche materiale del manufatto.

Per questo motivo la necessità di pulire i reperti fissati al muro senza rimuovere comporta l’uso di due metodi di pulitura differenziali: per quelli allettati con malta gessosa l’uso del laser per tutti gli altri gli impacchi. Le caratteristiche della pulitura con laser sono state illustrate nella relazione sul materiale lapideo.

Il caso della parete sud, come nel progetto di conservazione degli intonaci, deve essere considerato a parte. Il suo livello di degrado è elevatissimo e la conservazione della malta a gesso e delle staffe di fissaggio è totalmente compromessa. Per questo lato e in un caso isolato del lato ovest, si è scelto quindi di rimuovere una parte dei reperti che saranno ricollocati con malta idonea e con nuove staffe in acciaio inossidabile, dopo la necessaria bonifica delle murature sottostanti.

Per quanto riguarda la presenza di residui di malte ‘storiche’ sui reperti, la rimozione sarà valutata caso per caso, e comunque oggetto di apposita documentazione integrativa in corso d’opera. Si valuterà per esempio se si tratti della malta di allettamento del pavimento cosmatesco della basilica, per ricostruire così la provenienza di alcuni reperti non esattamente documentata.

Saranno invece rimosse tutte le stuccature superficiali a gesso o a cemento che risultino incongrue con la figuratività espressa dal reperto, che verranno sostituite con malta di calce, pozzolana e sabbia fine opportunamente studiata e testata sia per consistenza meccanica che per granulometria e cromia. Per quanto riguarda i reperti collocati direttamente sul pavimento si prevede l’inserimento di un supporto removibile di minimo ingombro che li isoli dalla risalita capillare e migliori la distribuzione del carico sul pavimento.

Le operazioni previste sono:

    1. Trattamento preventivo con biocidi (preventol) da effettuarsi a più riprese qualche giorno prima dell’intervento.
    2. Rimozione a secco dei depositi superficiali mediante spazzole e aria compressa a bassa pressione.
    3. Stuccatura e microstuccatura temporanea nei casi di degrado rischioso al fine di consentire le operazioni successive di pulitura.
    4. Rimozione sul materiale lapideo delle macchie di ossido di ferro, prodotte dalle staffe di supporto ai reperti
    5. Pulitura con laser per i reperti che sono fissati a parete con malta gessosa.
    6. Pulitura con impacchi di polvere di sepiolite in acqua distillata o di carbonato di ammonio in polpa di cellulosa, diversificati a seconda dello spessore dei depositi, eseguite per i reperti mobili e per quelli allettati con malte tradizionali. La rifinitura con micromotore e bisturi sarà simultanea e conclusiva di detta operazione.
    7. Rimozione, pulitura, consolidamento e accantonamento di 17 reperti del lato sud e 1 del lato ovest. Detti reperti verranno puliti con impacchi di carbonato di ammonio e ricollocati nella medesima posizione dopo la bonifica delle murature ancorandoli al muro con perni in acciaio inossidabile.
    8. Microstuccature nei casi di microfessurazioni del materiale lapideo, effettuate con malta di grassello e polvere di marmo, testata preventivamente affinché sia garantita l’idoneità sia granulometrica che cromatica.
    9. Riprese e consolidamento delle stuccature intorno ai reperti che saranno trattate tenendo presente la diversità dei materiali: le stuccature a gesso verranno reintegrate con una malta appositamente testata compatibile con quella già esistente; per le stuccature tradizionali sarà utilizzata una malta di calce e pozzolana rossa. Il loro rispettivo consolidamento verrà effettuato con iniezioni di resina per le prime e iniezioni di malta premiscelata idraulica per le seconde.
    10. Verifica della ‘sezione attiva’ delle staffe di fissaggio, trattamento per la rimozione degli ossidi e successiva verniciatura con prodotto idoneo.
    11. Applicazione di silicato di etile dato a pennello sino a rifiuto per consolidare le zone ove siano presenti fenomeni di polverizzazione.
    12. Trattamento superficiale conclusivo con una resina siliconica a protezione delle superfici trattate.

     

 

 

 

 

© 1999 Coordinamento Monica Morbidelli
© 1999 Altair 4 Multimedia
© 1999 Il contenuto di questo sito internet è copyright della Comunità Agostiniana del Monastero dei Ss. Quattro Coronati. Qualsiasi riproduzione, distribuzione, rappresentazione pubblica, diffusione e trasmissione broadcast o via rete non autorizzata è tassativamente proibita. Webmaster: techaltair@altair4.it

 

 

 

 

Fig. 1 - Saggio di pulitura in corso di realizzazione.

 

Fig. 2 - Particolare del prospetto sud, sistema di ancoraggio dei reperti e malta di allettamento.

 

Fig. 3 - Particolare di un sarcofago esposto nel chiostro.

 

Fig. 4 - Capitello corinzio (IV sec.).