Aggiornamento sullo stato di conservazione

a cura di Elisabetta Giorgi

 
 

La 'schedatura di cantiere' (cfr. il contributo dello scrivente La documentazione grafica per il progetto di restauro) č stata organizzata selezionando 5 categorie di oggetti, individuati con un codice: i reperti archeologici (RA001-n), i pilastri (P01-10), le colonnine binate (CB01-48), le lastre (L01-69), i sottarchi dipinti (SA01-58). Elementi singoli o quanto meno non riconducibili facilmente a una somma di unitā, quali il cantaro, la cornice cosmatesca, i pavimenti, le superfici di intonaco delle pareti, sono stati oggetto di indagini in toto. Per evitare i limiti dovuti a un'organizzazione dei dati fatta a priori, solo dopo la redazione delle schede si č provveduto a creare una banca dati che permettesse di strutturare in modo organico le interrogazioni tra i diversi campi.

I reperti archeologici

La 'schedatura di cantiere' č stata organizzata in modo da contenere i dati principali relativi all'identificazione del reperto, alle sue caratteristiche storiche e formali, al suo stato di conservazione. Campi specifici sono stati dedicati alle caratteristiche del supporto; a tal proposito si č ritenuto importante inserire uno spazio riservato alla lettura dell''intorno' al reperto, ovvero quella zona di parete dalla cui attenta osservazione si possono trarre informazioni utili per la storia della collocazione del reperto stesso (fig. 1). Talvolta infatti questa zona mostra sovrapposizioni di strati diversi di intonaco e tracce di precedenti sistemazioni. L'analisi diretta dell'intorno, confrontata con dati storici e iconografici e eventualmente supportata da indagini di laboratorio, ha aiutato a ricostruire il percorso storico della musealizzazione dei singoli pezzi, che si configura come uno degli elementi di cui tenere conto nella redazione definitiva del progetto: molti reperti infatti sono stati aggiunti o spostati rispetto alla sistemazione di Muņoz senza tenere conto delle logiche storiche e tipologiche che lo avevano guidato.

Importante ai fini del progetto č stata la valutazione complessiva dei dati sullo stato di conservazione dei reperti. E' emerso che sul 90% di essi si trovano residui di malta di varia natura (fig. 2). Nella maggior parte dei casi sono tracce lasciate dal reimpiego del pezzo: si deve ricordare che molti reperti furono trovati da Muņoz riutilizzati a rovescio nel pavimento della basilica. In altri casi, invece, la malta si configura sotto forma di scialbo e sembra pertanto legarsi a intenti estetici, la cui comprensione sarā oggetto di ulteriori approfondimenti.

Altra causa di degrado presente su molti reperti č costituita dalle staffe di ferro con cui sono stati fissati al muro; oltre a evidenti macchie di ossido di ferro con relative colature, esse hanno prodotto danni anche dal punto di vista meccanico. In loro corrispondenza infatti si sono ampliate vecchie fratture o cavillature, o se ne sono determinate di nuove. Per la maggior parte dei reperti dunque sarā necessaria la rimozione, la pulitura e la ricollocazione in loco e in tal caso le staffe maggiormente danneggiate, o quelle che comunque interferiscono con una buona conservazione del pezzo, dovranno essere sostituite con elementi di acciaio inossidabile. Solo in pochi casi si sono constatati fenomeni di disgregazione e polverizzazione del marmo. Per essi sarā necessario eseguire un preconsolidamento con silicato di etile, prodotto utilizzato soprattutto per materiali silicatici, che si č rivelato utile anche per quelli calcarei. Soprattutto sui reperti di grandi dimensioni sono state rilevate anche numerose stuccature a cemento realizzate in modo grossolano, che determinano problemi non solo conservativi (tensioni meccaniche, presenza di sali…), ma anche figurativi. Anche in questi casi sarā necessario un intervento specifico, con rimozione del cemento e sostituzione con malte idrauliche appositamente studiate.

L'ordine binato: colonnine, basi, capitelli

La lettura comparata delle 'schede di cantiere' relative ai binati di colonnine ha fornito dati significativi sulla consistenza storico-figurativa dei binati stessi (vedi il contributo di Laura Morgante) e sulle problematiche conservative di superficie e statico-strutturali (figg. 3 - 4). Il dato pių importante rilevato su tutte le colonnine č la presenza di una pellicola apposta presumibilmente durante l'intervento di restauro di Muņoz. Il fine di tale pellicola fu con ogni probabilitā duplice: doveva assolvere la funzione di protettivo delle superfici marmoree giā in parte deteriorate, ma anche quella di smorzare la differenza tra le colonnine originarie e quelle nuove aggiunte nel restauro. Dal punto di vista cromatico, infatti, le prime avevano anche un diverso impatto visivo dovuto oltre alla patina del tempo al fatto che erano di marmo meno grigio di quelle originarie. Nel tempo tale pellicola ha subito alterazioni consistenti e non omogenee, che hanno determinato gravi fenomeni di degrado. In particolare si č talvolta distaccata trascinando con sé anche parte dalla superficie marmorea di supporto. In tal caso si notano 'macchiette' bianche che altro non sono che l'emergere del materiale costitutivo. Altra rilevante patologia riscontrata č la formazione di croste nere evidenti nelle zone non sottoposte a dilavamento: questo problema in rapido accrescimento a causa del diffuso inquinamento ambientale, determina con il tempo non solo un danno estetico, ma anche una vera e propria aggressione al materiale con conseguente caduta di parti. E' interessante notare che questo tipo di patologia č presente sia sui binati originari, sia su quelli di restauro. Il fenomeno mostra che l'aggravarsi del livello di inquinamento ha portato a un'assolutamente acritica mescolanza tra vecchio e nuovo, ormai distinguibile solo attraverso un' analisi puntuale. Meno diffusi sono altri fenomeni, come la polverizzazione, il dilavamento, le presenze di stuccature di cemento. In alcuni casi queste ultime sono state realizzate in modo affrettato, spesso nascondendo o deturpando le forme originarie tra cui le modanature delle basi e dei capitelli. E' infine da notare la presenza di grosse scheggiature nei punti di unione tra fusto e base (fig. 5) e tra fusto e capitello.

Le lastre

Sono state individuate 69 lastre che costituiscono il piano di appoggio dei pilastri e dei binati di colonnine. L' identificazione della singola lastra si basa sul riconoscimento del perimetro, anche se non sempre esso č chiaramente individuabile a causa delle numerose reintegrazioni eseguite con materiali eterogenei, quali laterizi, frammenti di marmo e riprese di malte di varia composizione. La schedatura oltre ai dati dimensionali e storici (elementi di recupero, iscrizioni e incisioni precedenti e successive alla posa in opera, tracce di coloriture…), ha evidenziato anche i problemi conservativi. La presenza di un consistente deposito superficiale, sommatoria di cere, polveri, stesure improprie di malte cementizie, ha determinato su un consistente numero di elementi la formazione di uno strato di non semplice rimozione. Malte di cemento per la ripresa dei giunti fra le lastre o per risarciture hanno ampliato ulteriormente il problema conservativo. Risulta utile notare che le lastre adempiono alla funzione di interrompere la risalita capillare dell'acqua dal terreno sottostante. Diventano in tal senso un elemento di filtro dei sali che si disciolgono nell'acqua. In esse č quindi consistente la presenza di nitrati, che per la loro igroscopicitā possono spiegare almeno in parte il velo di acqua che in determinate ore del giorno e in particolari condizioni climatiche si ritrova sulla superficie. Dove le lastre mostrano soluzioni di continuitā i fenomeni di degrado superficiale, quali polverizzazione, concrezioni, croste nere, sono maggiori.

I sottarchi dipinti

Sono presenti 58 sottarchi decorati con motivi geometrici, consistenti in triangoli bianchi e grigi per i lati brevi nord e sud e in gocce rosse e verdi su fondo bianco per i lati lunghi ovest ed est. L'intonaco degli intradossi e dei sottarchi con la loro decorazione č tutto pertinente all'intervento del 1914 -16, fatta eccezione per due piccoli frammenti originari. Uno di questi due frammenti si trova nel lato nord (SA10, fig. 6), e presenta le seguenti caratteristiche:

Tipologia decorativa

- motivo geometrico a triangoli bianchi e grigi.

Tecnica di esecuzione e materiali costitutivi:

- incisioni eseguite su intonaco fresco;
- stesura ad affresco di una base di colore grigio e successiva campitura dei triangoli bianchi.

Stato di conservazione:

- nella zona centrale č presente un difetto di adesione di profonditā dell'intonaco;
- la superficie presenta abrasioni e sbiancamenti diffusi.

L'altro frammento originario si trova nel lato est (SA56, fig. 7):

Tipologia decorativa

- motivo a gocce rosse e grigio-verdi.

Tecnica di esecuzione e materiali costitutivi:

- disegno preparatorio eseguito con un tratto di colore grigio o rosso su intonaco fresco;
- stesura ad affresco di una base di colore bianco e successiva campitura delle gocce.

Stato di conservazione:

- č presente una zona di ridotte dimensioni con difetto di adesione di profonditā dell'intonaco;
- nell'unica lacuna presente dell'intonaco č stata eseguita una grossolana stuccatura;
- la superficie presenta abrasioni diffuse.

La decorazione di tutti gli altri sottarchi realizzata durante l'intervento del 1914-16 si basa su questi due modelli e presenta caratteristiche comuni, che possono essere cosė sintetizzate:

Tecnica di esecuzione e materiali costitutivi:

Le superfici di intonaco furono dipinte molto probabilmente a secco o quando il processo di carbonatazione era quasi compiuto. Per prima cosa fu steso un primo strato di colore bianco a calce, su cui poi furono realizzate delle incisioni - guida per la decorazione, ottenute graffiando con una punta l'intonaco secco, anche se talvolta forse non ancora completamente asciutto. In taluni casi invece il disegno fu individuato da contorni a matita. Nello stesso sottarco possono essere presenti sia le incisioni sia il disegno a matita. Successivamente furono campiti i triangoli di colore grigio o le gocce di colore rosso e verde. In molti punti il colore č presente all'interno del solco dell'incisione. Nei sottarchi decorati con il motivo a gocce accade spesso che le campiture di colore non seguano fedelmente le incisioni - guida. In un ultima fase esecutiva per attutire l'effetto di un rifacimento 'moderno', le superfici degli intradossi furono invecchiate per mezzo di picchiettature e graffiature sull'intonaco e infine patinate con un colore bruno, dato con la spugna o con un pennello e poi in parte rimosso con un'azione abrasiva di cui restano vistosi segni. Le ghiere interne e esterne dei sottarchi presentano una colorazione ocra pertinente alla tinteggiatura finale delle volte e del muro esterno.

Stato di conservazione:

Lo stato di conservazione nel complesso č buono. La presenza di alcune fessurazioni o fratturazioni non rimanda a particolari problemi di ordine statico, tranne forse il sottarco del passaggio est. Anche per quanto riguarda i difetti di adesione dell'intonaco non sono da segnalare distacchi particolarmente gravi. Le lacune dell'intonaco, per lo pių presenti nella ghiera esterna dei sottarchi, sono scarse e di dimensioni ridotte. Rari sono i difetti di adesione e di coesione della pellicola pittorica.

Gli intonaci

Gli intonaci mostrano in gran parte di aver mantenuto la configurazione datagli da Antonio Muņoz nel 1914-16, al cui intervento spettano anche alcune riprese della malta di finitura dovute ad aggiustamenti in corso d'opera. I reperti archeologici sono spesso allettati con malte a base di gesso apposte su una muratura tradizionale intonacata con malta di calce e pozzolana, e ciō ha comportato un' incoerenza dal punto di vista fisico e chimico e la presenza di sali dannosi per l'intera struttura. Premesso ciō, i fenomeni di degrado non sono omogenei su tutte le superfici. Sui lati interni dei corridori sono genericamente diffusi depositi superficiali e croste nere, distacchi, cadute di intonaco e di colore. La presenza dei chiodi e delle grappe di ferro che servono a fissare ai muri la maggior parte dei reperti archeologici ha determinato danni diffusi alle murature, agli intonaci e ai reperti stessi. In particolare va notato che le pareti sud ed est sono le pių danneggiate, la prima per un'altezza di m 1.50 da terra presenta lacune profonde, cadute d'intonaco e di colore, rappezzi a cemento; la risalita capillare raggiunge i livelli massimi, superando l'imposta della volta; nelle tre nicchie portalampada sono evidenti gravi cadute di arriccio, intonaco, e polverizzazione dei materiali costituenti la muratura (fig. 8). La metā sud della parete est č stata privata in epoca recente dell'intonaco, senza porsi perō il problema del risultato estetico: sono visibili numerose e profonde tracce di canalizzazioni e riprese della muratura con malta d'allettamento cementizia, che hanno gravemente danneggiato la cortina laterizia dell'XI secolo. Nella zona terminale nord della stessa parete č in vista una porzione d'affresco del XVIII secolo in cui sono evidenti alterazioni della pellicola pittorica e cadute di colore. L'intonaco dei basamenti delle colonnine binate presenta una consistente risalita capillare, fratture e distacchi in corrispondenza delle creste; sulla parte muraria al di sopra degli archetti si notano numerose riprese. L'intonaco delle volte č precedente all'intervento di Muņoz ed č generalmente ben conservato. In alcuni punti presenta delle fessurazioni dovute a problemi statici. Solo nel lato est sono presenti cadute della pellicola pittorica, prodotte dalla diminuita adesione di quest'ultima al supporto, qui interessato da un consistente deposito di particelle di nerofumo. Lungo le riprese d'intonaco dovute all'inserimento dell'impianto elettrico č presente un'alterazione del colore. Sulle superfici esterne oltre ad analoghi fenomeni č evidente la perdita di colore per dilavamento.

Il cantaro

La fontana che sorge al centro del chiostro fu realizzata nel 1914 riutilizzando le parti di un antico cantaro, Muņoz rinvenne nell'orto delle monache. Tali parti sono costituite da due tazze marmoree sovrapposte, di cui quella inferiore ornata da protomi leonine e mascheroni. Le patologie di degrado sono dovute prevalentemente alla presenza dell'acqua e agli interventi di restauro realizzati con materiali non idonei, quali estese stuccature a cemento e staffe di bronzo e di ferro (fig. 9). L'acqua ha determinato consistenti depositi calcarei, la cui rimozione richiede particolari accortezze in quanto essi sono venuti a sedimentarsi su superfici marmoree che giā avevano subito disgregazioni e fratture anche di consistente entitā. Inoltre la presenza dell'acqua ha prodotto gravi attacchi biologici dovuti ad alghe e licheni, che sono giunti a compromettere la lettura delle forme scultoree. I danni provocati dalle staffe sono prevalentemente di tipo meccanico: gli sbalzi termici che agiscono sulle staffe e sul loro allettamento in malte cementizie, determinando diverse tensioni, hanno prodotto fratture e cavillature.

La cornice cosmatesca

Lo stato di conservazione della cornice č stato compromesso prevalentemente dagli agenti atmosferici, in particolare variazioni termiche e pioggia. Le formelle che si alternano alle mensole marmoree e con le quali costituiscono gli elementi pių caratterizzanti della cornice, sono realizzate con intarsi di marmi policromi (porfido, rosso antico, verde serpentino o pietra di Sparta, marmi bianchi a grana fine). Tali formelle non sembrano avere gravi problemi di distacchi tranne lā dove l'escursione termica č maggiore. In alcuni casi il dilavamento ha distribuito uniformemente sali e sporco, creando un velo di sbiancamento, che nasconde i colori dei marmi stessi. Nelle zone meno esposte pesanti depositi superficiali, a volte sotto forma di vere concrezioni sono equamente distribuiti sugli elementi in laterizio e su quelli lapidei. Lacune dovute alla perdita di pianelle e di denti di sega hanno provocato uno 'scivolamento' in basso delle porzioni soprastanti. Alcune di tali lacune sono dovute all'azione meccanica da parte della vegetazione ad alto fusto presente nel chiostro.

.

 

 

Š 1999 Coordinamento Monica Morbidelli
Š 1999 Altair 4 Multimedia
Š 1999 Il contenuto di questo sito internet è copyright della Comunità Agostiniana del Monastero dei Ss. Quattro Coronati. Qualsiasi riproduzione, distribuzione, rappresentazione pubblica, diffusione e trasmissione broadcast o via rete non autorizzata è tassativamente proibita. Webmaster: techaltair@altair4.it

 

 

 

 

Fig. 1 - Particolare di un 'intorno' residuo per una nuova collocazione.

 

Fig. 2 - Degrado sul reperto n. 187, si notano i depositi di malta e le fratture. (Si č scoperto, con analisi dimensionali che questo č il reperto ricollocato ruotato di 180° che ha lasciato l'intorno visibile nella fig. 1).

 

Fig. 3 - Parte della scheda di rilevamento sullo stato di conservazione dei binati.

 

Fig. 4 - Legenda per la redazione della mappatura dello stato di conservazione dei binati.

 

Fig. 5 - Particolare di una mancanza o grossa scheggiatura alla base del binato.

 

Fig. 6 - Particolare della decorazione del sottarco SA10.

 

Fig. 7 - Particolare della decorazione del sottarco SA56.

 

Fig. 8 - Lato sud del chiostro, lo stato di conservazione dell'intonaco.

 

Fig. 9 - Il cantaro, si notano le staffe in metallo e le stuccature a cemento.