Sintesi dei saggi di scavo archeologico

a cura di Raffaele Pugliese

 
 

L'area del chiostro è stata oggetto di alcuni saggi di scavo volti a rispondere ad una molteplicità di quesiti: da quelli riguardanti le trasformazioni edilizie e la consistenza strutturale a quelli legati alle problematiche conservative. I risultati conseguiti hanno offerto anche nuovi utili spunti di ricerca. Nel sondaggio n. 1 è stata rimessa alla luce nel lato meridionale del giardino un'antica cisterna, nella quale ancor oggi confluiscono le acque meteoriche. La cisterna presenta una pianta quadrangolare e fu vista per la prima volta da A. Muñoz, che provvide a svuotarla del materiale buttatovi nel corso del tempo (marmi antichi e ceramica) e poi a richiuderla con una lastra di marmo. La sua profondità è di oltre 9 metri, mentre le pareti sono state rivestite da intonaco cementizio grigio ancora in ottimo stato.

Nell'ampio sondaggio n. 4 fatto all'interno dell'area a giardino, in aderenza al muro nord delle arcatelle sono emerse tracce di una precedente sistemazione del giardino, forse tardo-ottocentesca. Di questa fase testimoniano una vasca in muratura di mattoni rivestita di malta idraulica; un tratto sempre in mattoni, di una recinzione o limite di viottolo e il rinvenimento di un grosso contenitore ceramico ancora in situ, usato per piantare fiori o altre essenze. L'indagine ha poi permesso di osservare le tecniche edilizie impiegate nella costruzione del muro nord delle arcatelle, che risulta costruito con un paramento in laterizii di spoglio, rivestito di un intonaco probabilmente tinteggiato, mentre la fondazione, di cui sono state individuate due riseghe, impiega bozze di tufo allettate con malta di calce e pozzolana. Nel limite meridionale del sondaggio è stata messa in luce un tratto della fondazione del muro perimetrale sud della basilica di Leone IV (847-855), e si è visto che esso sfrutta come piano di appoggio un muro di età romana, forse tardoantico. Il manufatto è stato individuato solo per un breve tratto, sufficiente tuttavia ad evidenziare l'ottima esecuzione. Il muro è certo una preziosa testimonianza della complessa realtà archeologica sottostante ed è forse riferibile ad uno dei corpi edilizi di cui si componeva la vasta domus aristocratica preesistente alla basilica. In questo caso pare possibile un collegamento con quanto emerso alcuni anni fa in un sondaggio dietro la cappella di S. Barbara, dove fu scoperto un tratto di muro con basi di colonne addossate, la cui tipologia e orientamento potrebbero coincidere con quello da noi rinvenuto. Se tale ipotesi venisse confermata da successive indagini potremmo trovarci di fronte ai resti di un'ampia struttura porticata, forse un peristilio, elemento costante delle domus romane. Il muro terminale sud della basilica leoniana si conserva per pochi decimetri di alzato, ma ha la stessa tipologia muraria individuata nel resto della fabbrica di IX secolo: mattoni di riuso, allettati in corsi ondulati e legati con malta rossastra particolarmente dura.

I sondaggi nn. 6 e 8 condotti in aderenza ai muri perimetrali dei corridori sud ed ovest, per quanto di dimensioni ridotte, hanno fornito importanti dati sia sull'esistenza di diverse fasi pavimentali sia sulla consistenza statica delle strutture e sulle condizioni igrometriche del terreno. Dopo l'asportazione del mattonato e della sua preparazione, si è appurato che esso poggia su di uno strato di terra incoerente alto 5-10 cm, molto ricco di materiale archeologico, soprattutto laterizi e ceramica.Tra le ceramiche oltre a quelle residue di età romana (anfore e sigillata africana), sono presenti numerosi frammenti di maioliche della fine del cinquecento e degli inizi del seicento che forniscono un terminus post quem per il pavimento. Al di sotto di questo interro che fu probabilmente uniforme per tutta l'area, si sono scoperti i resti di altri massetti pavimentali. Se nel sondaggio n. 8 il massetto si trova a circa 15 cm al di sotto di quello attuale, nel sondaggio 6 invece la sua quota è notevolmente inferiore, cioè circa 35 cm. La differenza allo stato attuale non può essere spiegata in maniera soddisfacente, ma si possono prospettare più ipotesi: che si tratti di piani relativi a momenti diversi, oppure all'esistenza di un tratto di corridore più basso rispetto agli altri.

Una ricca stratigrafia è invece emersa nel sondaggio n. 7 condotto nel corridore sud del chiostro. Si è notato che i muri sud ed ovest sorreggenti le arcatelle hanno caratteristiche diverse rispetto a quello nord. Infatti se nel muro nord è presente una malta a base pozzolanica grigia e marrone, negli altri due il legante usa pozzolanelle rosse e l'impasto è molto più tenace e duro. Il dato è sicuramente interessante perché potrebbe far prospettare o un approvigionamento da cave diverse di materiali oppure, e sarebbe una scoperta significativa, l'esistenza di una preesistenza edilizia al chiostro duecentesco.

Di particolare interesse per lo studio delle cause dell'umidità, sia passata sia presente, è stato il rinvenimento all'interno del giardino di una canalizzazione delle acque pluviali orientata nord-sud che sembra essere stata in funzione fino alla metà del secolo scorso. Questa è stata costruita per un lato in aderenza al muro ovest delle arcatelle, per l'altro controterra e coperta da mattoni. Tramite un taglio alla base del muro sud delle arcatelle, è stata poi collegata con un altro condotto ortogonale. Non è chiaro se le due condutture siano contemporanee, anche se è probabile che quella nord-sud sia stata rifatta rispetto all'altra est-ovest. Quest'ultima è larga 30 cm e da una parte si appoggia al muro sud delle arcatelle, dall'altra presenta una spalletta in mattoni di riuso. Il fondo è lastricato con mattoni frammentari, mentre per la copertura sono stati impiegati materiali eterogenei quali mattoni e marmi tra cui un frammento di sarcofago con strigilature. Contestuale alla fogna deve essere un piano pavimentale in laterizi frantumati (cretonato) legati con una malta non molto tenace di colore grigiastro. Al di sotto dell'attuale livello di calpestio sono stati individuati due battuti. Il più profondo e antico è stato rinvenuto a circa 40-42 cm sotto l'odierno pavimento e poggiava su di uno strato di terra marrone quasi sterile quanto a materiale. Il piano è formato da una sorta di massicciata di laterizi e marmi molto minuti legati con della malta povera, poi battuta e costipata, di particolare durezza e compattezza, sulla cui superficie si conservava un sottile strato argilloso limaccioso. Stessa tecnica era stata adottata nella realizzazione del successivo piano a circa 25-30 cm dal pavimento attuale che come il primo presentava uno strato limoso sulla superficie, forse residuo di usura o infiltrazioni di acque che hanno lasciato un deposito. Lo scavo testimonia in maniera inequivocabile l'esistenza di diversi piani pavimentali costruiti secondo una tecnica povera, ma efficace e di rapida manutenzione, cioè quella dei battuti di terra, cocciame e laterizi tritati, uniti da malta magra. Allo stato attuale è difficile ipotizzare una datazione per questi livelli pavimentali anche perché quasi privi di reperti ceramici, ma vanno tenuti presenti alcuni elementi:

1) il battuto più antico copre e marca la rasatura di un muro, trasversale a quelli attuali e legato ad un pavimento in cocciopesto, individuato a fine scavo e forse romano;
2) dalla terra su cui è stato gettato il pavimento in mattoni che copre la fogna est-ovest, proviene molta ceramica di pieno cinquecento che quindi fornisce un termine, anche se indicativo, per la costruzione del condotto di scarico;
3) i battuti individuati sono ad una quota superiore a quella della fondazione del muro del chiostro. Tutti questi dati concorrono all'ipotesi che i pavimenti scoperti facciano parte delle fasi medievali dell'ambulacro del chiostro.

 

Premessa al materiale archeologico

Nel corso dei sondaggi è stato rinvenuto un consistente quantitativo di materiale archeologico comprendente marmi, intonaci, ossa e in particolare molti frammenti ceramici. L'elevato numero di questi ultimi rapportato all'ampiezza dei saggi e al loro numero, rivela le enormi potenzialità conoscitive insite nel serbatoio stratigrafico rappresentato dall'area claustrale. Il quadro cronologico che la ceramica rinvenuta offre è a largo spettro: da quella romana (anfore e sigillata africana) a quella rinascimentale (nelle sue produzioni policrome e di pregio o di uso comune) a quelle moderne (porcellana, smalto berrettino). Del materiale, che è in corso di catalogazione e studio, si presentano le schede tipo relative a due produzioni differenti cronologicamente e tecnicamente (figg. 5 - 6).

 

 

 

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Fig. 1 - Pianta generale del chiostro con l'indicazione dei sondaggi eseguiti.

 

Fig. 2 - Saggio IV, scavo della vasca US 15.

 

Fig. 3 - Veduta generale del saggio IV. A sinistra la fondazione del muro del chiostro (US 24), a destra il muro tardoantico (US 29) e in alto la fondazione della basilica carolingia (US 22).

 

Fig. 4 - Veduta del saggio VIII. A destra la fogna tardo medievale (US 74), mentre i cartellini bianchi sul limite sinistro indicano i battuti individuati. Nel fondo la cresta del muro romano (US 82). I bordi irregolari del sondaggio seguono il mattonato antico che nell'area scavata era stato sostituito da un pavimento moderno.

 

Fig. 5 - Scheda n. 38 : terra sigillata africana.

 

Fig. 6 - Scheda n. 33: maiolica rinascimentale.